«C’è sempre qualcosa da fare, anche quando sembra che non ci sia più nulla da fare. Il tempo che tu spendi come medico è il tempo che serve al paziente per migliorare la sua condizione. È il senso di utilità che ripaga di tutte le fatiche».

Monica Seminara

«Io mi occupo di supportare le persone che stanno attraversando un’esperienza di malattia oncologica e, nello specifico, di chi ha anche una famiglia con particolari fragilità: la presenza di minori o di altri malati, situazioni traumatiche pregresse o in corso, disagio psichiatrico al proprio interno». È il lavoro della dottoressa Monica Seminara, psiconcologa, una parola che pare uno scioglilingua e che invece applica “semplicemente” la psicologia all’oncologia.

«Per le caratteristiche che presenta a seconda della fase in cui si trova, la malattia oncologica attiva a livello psicologico tutta una serie di emozioni, atteggiamenti, comportamenti e dinamiche che vanno tutti affrontati. Il mio lavoro comincia al momento della diagnosi, quando c’è improvvisamente da elaborare il lutto per la perdita della propria salute, ma prosegue anche con la terapia, chirurgica o medica che sia. Quando le cose vanno bene e il percorso oncologico si chiude, si lavora sul reinserimento della quotidianità, che ovviamente non è più la stessa perché turbata dall’esperienza della malattia: le persone non escono dal percorso oncologico come sono entrate, ne escono sempre differenti».

Storie di cura delicatissime, sulle quali l’esperienza Covid ha portato ulteriore peso: «È aumentata l’ansia. Con lei la paura e l’insicurezza. Perché i percorsi sono chiaramente diventati più complessi: abbiamo fatto un grosso sforzo per consentire ai pazienti oncologici di beneficiare delle loro cure in condizione di massima protezione. Non abbiamo lasciato a casa nessuno, io mi sono talvolta avvalsa della tecnologia per cercare di sostenerli anche in momenti diversi da quello della presenza in ospedale: per certi aspetti, l’utilizzo della modalità online ha anche facilitato un sostegno più assiduo».

Da dodici anni la dottoressa Seminara e il dottor Ferdinando Garetto, medico palliativista di Humanitas Gradenigo, si occupano anche di fine vita con il progetto “Oltre”. «È un mondo emotivo che ha bisogno di essere gestito con modi, tempi e comportamenti particolari. Le persone vanno accompagnate e preparate alla separazione», spiega. Un protocollo di attenzioni che all’interno dell’ospedale è anche un percorso formativo, risultato ancor più prezioso nei giorni del Covid: «I nostri medici si sono trovati a lavorare dentro un fine vita drammatico e stravolto. I nostri malati non avevano la possibilità di potersi accomiatare dai loro cari, l’attenzione alla relazione imparata durante il percorso formativo ha permesso ai nostri operatori di avere un’attenzione particolare anche nella gestione di quel momento».

 

Dottoressa MONICA SEMINARA, psiconcologa