«Diventare “Ironman” (3,86 km di nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa) era un sogno che si è realizzato. Per me lo sport è filosofia di vita: avere la forza di tagliare un traguardo, avere un obiettivo, combattere, arrivarci e mai arrendersi».

Maria Luisa Longo e Davide Ottaviani

La sua disciplina sportiva richiama direttamente gli eroi della Marvel e lei non sfigurerebbe affatto in un fumetto d’autore o in un grande film d’azione. Maria Luisa Longo è una “Ironman”, cioè un’atleta capace di percorrere in sequenza 3,86 km di nuoto (vale a dire un abbondante Stretto di Messina), 180 km in bicicletta (come pedalare da Torino a Bergamo) e 42,195 km di corsa (cioè la distanza di una maratona).

Una disciplina faticosissima, già appannaggio di pochi eletti, alla quale la 57enne torinese aggiunge un ulteriore carico da undici: la chemioterapia successiva al carcinoma operato nel 2015 e attualmente in trattamento. «Luisa è un raggio di sole, l’entusiasmo che esprimono i suoi occhi quando parla di queste cose scalda il cuore», dice coccolandola con lo sguardo il dottor Davide Ottaviani, oncologo e referente del Day Hospital di Humanitas Gradenigo, che da sei anni è il custode della sua storia di cura.

L’entusiasmo di Luisa è tangibile come la sua forza: «Ho cominciato con il triathlon nel 2014, dopo che me ne aveva parlato un amico: pedali e nuoti, aggiungi la corsa e… vai forte! L’ho provato una volta e l’ho trovato bellissimo: è stato come tornare bambini. Esci dall’acqua e ti metti il casco, lasci la bici e ti metti a correre. La fatica non esiste se ti diverti e quando arrivi hai la pelle d’oca», aggiunge con vigore. Il triathlon è anche disciplina olimpica, dove contempla 1500 metri di nuoto, 40 km in bicicletta e 10 km di corsa. Luisa ha coinvolto prima il marito Riccardo e poi il primogenito Jacopo, dopodiché ha alzato l’asticella e virato sull’Ironman: «Tutta “colpa” di una trasmissione trasmessa da Sky sulla gara di Kona, nelle Hawaii. L’ho vista e ho subito pensato che avrei voluto farla anch’io». Quindi allenamenti mirati con l’aiuto di un nutrizionista e ben due Ironman portate a termine, a Cervia, sede del maggior appuntamento nazionale della disciplina: nel 2019 («Quel giorno c’era anche Alex Zanardi», sorride Luisa) in 13 ore e mezza e il 18 settembre di quest’anno in 15 ore e 5 cinque minuti («Nella corsa non ero troppo allenata e così l’ho alternata con la camminata»).

Una volontà di ferro per nulla scalfita dalla malattia, anzi. «Lo sport diventa filosofia di vita – sottolinea Luisa -: avere la forza di tagliare un traguardo, avere un obiettivo, combattere, arrivarci e mai arrendersi». Dice queste cose tutte d’un fiato, con il sorriso e i modi gentili che sono anche di Jacopo, con lei in ospedale nel giorno della foto assieme alla sua bicicletta e al dottor Ottaviani. Luisa si sottopone alle terapie in ospedale a settimane alterne: «Ho leggermente ridotto l’attività sportiva perché nei giorni di trattamento mi sento un po’ stanca, ma la domenica sto bene e vado sempre in bici. Ogni giorno ho necessità di uscire, faccio la mia passeggiata con il cane, guardo il cielo e mi si riempiono gli occhi». Un’autentica “urgenza” che nel 2021 l’ha portata anche al triathlon del lago di Candia, a maggio: «Mi ero iscritta perché avevo voglia di gara e di adrenalina, anche se ero in terapia. Sono arrivata al traguardo, seconda nella mia categoria».

«In Humanitas Gradenigo mi sento curata e in famiglia, per me in ospedale hanno sempre le parole giuste», rivela. E il dottor Ottaviani risponde: «È la cosa più bella che potevi dirci. Ma quello fortunato sono io, perché i pazienti mi danno la forza e, ogni volta, mi fanno crescere un po’. Luisa è sempre stata uno spettacolo, anche durante il primo trattamento chemioterapico: “Come stai?” le chiedevo e lei sorridente: “Bene, ieri ho corso 20 km”. Lo sport sa essere un alleato fantastico, per lei e per tanti altri pazienti».

E lo sport regala emozioni irripetibili. A Cervia, la prima volta, al traguardo della corsa di quasi 4 km di nuoto, 180 in sella e oltre 42 di corsa, lo speaker ha declamato a gran voce le parole tanto desiderate: “Maria Luisa Longo, you are an iron man!”. «Me lo sognavo e mi sono emozionata», confessa. Anche se in questo caso “iron man” appare riduttivo: lei è più che mai una “iron woman”, una donna di ferro dal grande sorriso.

MARIA LUISA LONGO, paziente
DAVIDE OTTAVIANI, oncologo