«L’operazione è un momento molto delicato, che si porta dietro ansie e paure. In un certo senso, noi anestesisti siamo gli angeli custodi dei pazienti, perché siamo con loro nei momenti in cui sono più fragili e vulnerabili. Li proteggiamo mentre dormono e li salutiamo al risveglio».

Luigi Laudari

Il dottor Luigi Laudari approda in Humanitas Gradenigo quattro anni fa: anestesista giovane e ricco di talento, si ritrova tra le corsie di questo ospedale per seguire il suo mentore, il dottor Luigi Parigi, all’epoca primario di Anestesia e Rianimazione. Da torinese, conosce la buona reputazione di cui l’ospedale gode e soprattutto, da curioso qual è, viene attratto dalla multidisciplinarietà delle sale operatorie: per un giovane medico, significa avere l’opportunità di acquisire un ampio ventaglio di competenze e di sperimentare interventi chirurgici di varia intensità, dal tunnel carpale alla chirurgia vertebrale.

L’entusiasmo del dottor Laudari si fa ancora più palpabile quando gli viene offerto anche il ruolo di referente del Servizio del dolore acuto e cronico: lui si occupa di terapia antalgica, utilizzando nuove metodiche e tecniche per eliminare i dolori persistenti e donando al paziente il diritto di riacquistare una qualità della vita migliore.

Quando entra in sala operatoria, invece, Luigi entra nel suo ruolo più intimo, in un rapporto uno-a-uno con il paziente: dal punto di vista oggettivo, l’anestesista si occupa di preparare il paziente per l’intervento, di praticare l’anestesia più sicura e più funzionale alla cartella clinica, di addormentarlo e di vegliarlo durante l’operazione e durante il risveglio, sino alla 24 ore successive. Guai a pensare che questi meccanismi e passaggi siano qualcosa di meccanico e asettico: anzi, il dottor Laudari ne dà un’immagine quasi sacra.

«Siamo gli angeli custodi dei pazienti. Siamo lì nei momenti in cui sono più fragili e vulnerabili: il sonno e il risveglio. Siamo lì mentre loro dormono e quando si risvegliano: non c’è condizione più delicata nella loro permanenza in ospedale. Si inizia rassicurando, placando paure e ansie, poi accompagnando al sonno, vegliando e dando una carezza al risveglio. Esiste forse una storia di cura più profonda?».

E allora tutto il resto passa in secondo piano: non importa se quando il paziente si sveglia, non sapendo dove si trovi, dica la prima parola che gli passa per la mente, non importa se il giovane dottor Laudari in poco più di tre anni in Gradenigo abbia già sperimentato l’impotenza di fronte alla drammaticità del Covid-19, non importa se quelle sale operatorie multispecialistiche le abbia poi vissute per mesi a fare sempre la stessa cosa: rianimare.

Quel che importa è la sua voglia di vita, la sua abnegazione verso la protezione del paziente, la sua rapida strada verso la maturità, nella speranza che essa non gli porti mai via l’entusiasmo e la curiosità che riempiono il suo animo.

 

Dottor LUIGI LAUDARI, anestesista e terapista del dolore