«In ogni vaccino preparato rivivo un giorno passato in ospedale alla ricerca di una cura che sembrava non arrivare mai, rivedo il nostro lavoro, i mesi passati pensando a un giorno migliore».
Questa storia di cura inizia oltre vent’anni fa e rinasce in queste ultime settimane, con l’arrivo in ospedale del vaccino anti Covid-19 e un nuovo capitolo da scrivere, insieme: «Per la prima volta, non riesco a pensare a questo vaccino come a un farmaco. In ogni dose preparata rivivo un giorno passato in ospedale alla ricerca di una cura che sembrava non arrivare mai, rivedo il nostro lavoro, i mesi passati pensando a un giorno migliore, il nostro domani migliore che finalmente prende vita in queste fiale».
Sono le parole di Elena Giubellino, farmacista di Humanitas Gradenigo, impegnata nella preparazione del vaccino per il Centro adibito dell’ospedale. Parole che rivivono i primi giorni del Covid–19, arrivano al presente e guardano al domani, all’idea di rinascita che il vaccino porta con sé. «Abbiamo iniziato questa guerra senza armi: non c’erano farmaci e la malattia non si conosceva. È stata dura, soprattutto all’inizio. Poi, piano piano, i farmaci sono arrivati e con loro la possibilità di aiutare i pazienti, o quantomeno tentare», ricorda la dottoressa Giubellino.
Perché il farmaco è cura. Palliativo o risolutivo che sia, può alleviare il dolore, lenire le ferite, guarire. Anche per questo, racconta la dottoressa Giubellino, il rapporto tra paziente e farmacista a volte va oltre il solo aspetto professionale: «Davanti e dietro al bancone si ritrovano due persone, di cui spesso una ha paura o più semplicemente bisogno di conforto. Così iniziano dialoghi che diventano storie, in cui ci si racconta e si ascolta. Perché la cura è anche questo: una storia. Di terapie, di percorsi, di malattie che cambiano. E di ascolto. I pazienti hanno bisogno di essere ascoltati, e noi abbiamo bisogno delle loro voci. È un rapporto reciproco di fiducia e di scambio».
Così la cura cambia, si evolve e si trasforma, pur rimanendo sempre l’obiettivo del percorso. Una cura che passa anche attraverso le parole, strumenti in grado di lenire il dolore, esattamente come il farmaco. Per questo, in ogni sua esperienza, la dottoressa Giubellino ha sempre cercato di mettersi a disposizione dei suoi pazienti: «Il nostro compito è quello di prenderci cura della persona e delle sue necessità, in tutti i modi possibili. Quando i pazienti riescono a lasciarsi andare, a raccontarti le loro piccole conquiste quotidiane nonostante la malattia, allora capisci che l’ospedale è esattamente il posto in cui dovresti essere».
Ospedale in cui la cura trova oggi l’arma più importante nella sua battaglia contro il Covid–19, la nostra battaglia: «Con il vaccino, alla cura del virus si aggiunge la possibilità di sconfiggerlo. È una nuova storia da vivere insieme, una storia di speranza, di libertà, di rinascita».
Dottoressa ELENA GIUBELLINO, responsabile Farmacia