«Un paio di scarpette rosse sotto al letto di un paziente, le stesse che usavo io per fare sport: così ho conosciuto Carlo e così è iniziata la nostra corsa verso un unico traguardo, la cura».

Carlo e Chiara Ferrari

La cura può essere una corsa. Contro il tempo, il dolore o un virus che non si conosce. La lotta al Covid–19 è stata anche questo: una corsa contro un nemico subdolo e invisibile, una battaglia da vincere a tutti costi.

Cosi è iniziata la storia del paziente Carlo Torrielli e di Chiara Ferrari, responsabile della Terapia intensiva di Humanitas Gradenigo. Il loro incontro avviene durante il primo turno di Chiara in Terapia intensiva Covid: «Quella mattina, entrando in stanza, ho notato un paio di scarpe rosse sotto al letto di un paziente, le stesse che usavo io per fare sport – racconta –. In mezzo a tute bianche tutte uguali, quelle scarpe sono state per me un segno inconfondibile, il simbolo di appartenenza a una stessa squadra».

Carlo e Chiara affrontano la partita insieme, lui atletico da sempre, lei amante dello sport. La passione li unisce, così come la voglia di vincere. Soprattutto questa battaglia.

Il fischio d’inizio arriva per Carlo in una mattina di marzo: «Quel giorno mi sono svegliato senza fiato. Ho chiamato l’ambulanza e sono subito venuti a prendermi. Nella fretta, ho messo le prime scarpe che ho trovato e il destino ha voluto che fossero proprio quelle rosse, con cui avevo già corso alcune gare. Non avevo idea che quella mattina le avrei indossate per affrontare la sfida più importante della mia vita».

Carlo è abituato alla disciplina, alla fatica per raggiungere l’obiettivo, per cui scende in campo con tutte le sue forze. Combatte e non si perde d’animo, nemmeno quando la strada sembra tutta in salita, una salita a forma di maschera senza la quale non riesce a respirare. Chiara è al suo fianco e a quello di tutti i pazienti, che aiuta, sostiene, incita con i suoi colleghi nella battaglia che ogni giorno si svolge tra le corsie dell’ospedale: «In quei mesi, siamo diventati la famiglia dei nostri pazienti e abbiamo toccato con mano che cos’è la resilienza. Insieme, abbiamo provato a trasformare la malattia in una sfida, la difficoltà in un incitamento a raggiungere la meta».

Carlo ricorda lo spirito con cui ha affrontato la sua partita: lui, un guerriero nato, costretto in un letto ma animato dalla lotta più istintiva e viscerale che esista, quella per la vita.

Chiara, dall’altra parte, vive e rivive la dimensione surreale di quei giorni, ma anche il senso di vicinanza nonostante le tute, i caschi, la mascherina. Nonostante tutto.

Insieme, hanno unito le forze per affrontare la corsa più lunga verso lo stesso traguardo: la cura.

 

Dottoressa CHIARA FERRARI, responsabile di Anestesia e Rianimazione

CARLO, paziente